Una via per Bucalossi ...ed una per Aniasi

Pochi giorni fa abbiamo letto sui giornali che presto Milano avrà due vie che ricorderanno due Sindaci della nostra città.

Credo valga la pena di raccontare il fatto attraverso i giornalisti che ne hanno parlato e riportando qualche commento. E...grazie a Franco D'Alfonso non solo per la raccolta della documentazione...Mario Artali

LETTERA A PISAPIA

«Intitoliamo una strada a Bucalossi»

Giacomo Properzj, storico esponente del Pri, chiede al sindaco di dedicare una via o una piazza all’oncologo di fama internazionale (primo cittadino dal ‘64 al ‘67)

Una via o una piazza dedicata a Pietro Bucalossi, oncologo di fama internazionale e sindaco dal 1964 al 1967. Lo chiedono in una lettera a Pisapia «un cospicuo gruppo di vecchi repubblicani, alcuni vecchissimi» come si definiscono, capitanati da Giacomo Properzj, storico esponente del Pri. Accanto a lui, tante facce note: Antonio Del Pennino, Benito Benedini, Franco De Angelis, Maria Bonatti, Antonio Duva. «Bucalossi - scrive Properzj - appartiene a un’epoca che appare abbastanza lontana dalla nostra città: quando era sindaco scendeva dall’autobus dietro Palazzo Marino provenendo dall’Istituto dei tumori dove aveva incominciato a operare alle sei del mattino, mangiava un toast, poi, per tutta la giornata, si occupava degli affari del Comune... Non era un uomo facile, aveva simpatie e antipatie che non si curava di nascondere. In particolare, non gli piaceva il suo successore Aniasi che chiamava il geometra per sottolineare la differenza con lui che era professore. Ma, tanto era ruvido in politica, tanto era invece gentile e pietoso con gli ammalati con cui, io posso direttamente testimoniarlo, aveva un tratto umano quasi affettuoso».

25 luglio 2014 | 10:18

Antonio Duva: segnale importante e positivo

E’ un segnale importante e positivo quello, anticipato oggi (26-7-14) dal “Corriere della Sera”, circa l’orientamento dell’Amministrazione Civica favorevole a inserire nella toponomastica milanese il ricordo di Aldo Aniasi e di Pietro Bucalossi.

Si tratta di due eminenti personalità nelle cui biografie – al di là di differenze di sensibilità politica o di carattere – risaltano due valori comuni: un netto profilo antifascista e una convinta adesione a una visione di riformismo sociale che non fosse di ostacolo ma, al contrario, di forte impulso alla crescita civile e produttiva di Milano.

Ai milanesi di oggi , che lottano con una crisi di estrema drammaticità, non interessa certo rivangare stantie polemiche o mediocri “gossip” di un lontano passato; piuttosto può essere di aiuto l’esempio e il ricordo di due Sindaci che, come pochi negli anni dell’Italia repubblicana, hanno contribuito, con sagacia ed onestà, allo sviluppo e alla modernizzazione di Milano.

E’ con questo spirito che ho preso parte con commozione, lo scorso anno, alla solenne cerimonia durante la quale il Sindaco Pisapia ha suggellato l’ intitolazione ad Aldo Aniasi del Parco di Trenno ; ed è con lo stesso spirito che ho nei giorni scorsi aderito alla proposta, collegialmente avanzata da un gruppo di cittadini di formazione repubblicana, relativamente a Pietro Bucalossi.

Con Bucalossi mi hanno diviso aspri contrasti politici quando le sue scelte sono risultate sempre più in contrasto con l’indirizzo di rinnovamento della politica di centro sinistra sostenuto da Ugo La Malfa e da Giovanni Spadolini; ma questo non fa velo al giudizio positivo che ritengo vada espresso nei confronti dell’operato ,in precedenza svolto da Bucalossi, in quanto Sindaco di Milano. Per questo auspico che l’iniziativa di un riconoscimento civico alla sua memoria, così come a quella di Aldo Aniasi trovi presto concreta attuazione.

Antonio Duva

Responsabile Lombardia Associazione ex Parlamentari

Il commento di Carlo Tognoli

Carlo Tognoli ricorda i predecessori: «Da compagni di partito ad avversari»

Bucalossi e Aniasi divisi dalle strategie di spesa pubblica

«La scelta di intitolare loro una strada è un atto dovuto» La scelta di Craxi. Fu Bettino Craxi a individuare in Aniasi il successore di Bucalossi che restò comunque in consiglio comunale.

Il sindaco della spending review e quello del deficit spending. L’attenzione alla spesa pubblica di uno e la spinta sugli investimenti dell’altro?. Per questa divergenza di visione amministrativa Pietro Bucalossi e Aldo Aniasi, fino a quel momento compagni di partito e colleghi di giunta, ruppero sintonia e sodalizio. In quella drammatica notte del novembre 1967, quando il direttivo del Psu, il partito socialista unificato, bocciò il bilancio proposto dall?allora sindaco Bucalossi, al tavolo dei dirigenti sedeva anche Carlo Tognoli che aveva conosciuto entrambi e che può raccontare i due personaggi per i quali è stata proposta l?intitolazione di una via in città: «Un atto dovuto perché ambedue, in modi e per motivi diversi, hanno fatto molto per Milano».E dunque. Aniasi, che era già stato assessore fin dalla giunta Ferrari, riceve dal nuovo primo cittadino Bucalossi la delega ai Lavori Pubblici: «Era l?assessore più famoso ? ricorda Tognoli ? per la sua indagine sulle periferie, per la costruzione delle scuole e l?attenzione al tema dei parchi e del verde». Nel frattempo anche Bucalossi entra nel Psu, come tutti i socialdemocratici. Ma nel 67 c’è la rottura che nasce da un contrasto sul bilancio: «Bucalossi - riassume Tognoli - era per la lesina ed era contrario a investimenti troppo costosi. Ma la maggioranza dei socialisti e dei democristiani sosteneva la necessità di indebitarsi per proseguire le opere pubbliche, in particolare la seconda linea di metropolitana che era appena iniziata, le scuole e le case popolari. Come si faceva allora, il documento contabile venne prima esaminato in sede di partito: «Alla fine di quella riunione, con Bettino Craxi segretario del Psu, il bilancio fu bocciato dal partito». Il giorno dopo, il sindaco rassegnò polemicamente il proprio mandato malgrado i socialisti lo avessero invitato a evitare «un grande errore politico». Non solo: arrivò anche la lettera di dimissioni dal partito e Bucalossi passò nelle file dei repubblicani, «con i quali già era in sintonia anche grazie ai buoni rapporti personali con Ugo La Malfa e con Antonio Del Pennino». Craxi individuò in Aniasi il successore di Bucalossi che restò comunque in consiglio comunale: «Tra i due, prosegue Tognoli, subentrò anche una inevitabile rivalità personale». La carriera politica dell’ex sindaco non si ferma: nella legislatura seguente si candida con il Pri e torna in consiglio comunale: «Per quanto mi riguarda, avevo con lui buoni rapporti, anche perché ero amico di del Pennino che faceva da collegamento fra noi. E quando venni eletto nel maggio 1976, Bucalossi fece una dichiarazione spiegando che si sarebbe assentato dall’aula. Un segnale comunque distensivo di fiducia nel nuovo sindaco». Il giudizio di Tognoli? «Beh, col senno di poi va ammesso che forse la sua politica del rigore aveva un senso, perché probabilmente aveva cominciato a intravedere che l?eccessivo indebitamento avrebbero costituito un problema. Ma per noi socialisti era impensabile abbandonare la visione keynesiana e lo sviluppo doveva necessariamente passare dagli investimenti

Elisabetta Soglio

(28 luglio 2014) - Corriere della Sera