COSTITUZIONI EUROPEE di Giancarla Codrignani
Giancarla Codrignani, già autorevole parlamentare e vicepresidente della Fiap, ci aiuta ad aprire un tema importante: l'Europa
Dovremmo pensare di più all'Europa anche nel suo disegno costituzionale e istituzionale, non foss'altro per staccarci dai "buoni sentimenti europeisti" per i quali ognuno si sente buon seguace di Altiero Spinelli, uno che, invece, portava la passione sotto il segno della lucidità e della competenza.
Il rapporto tra Unione Europea e cittadini dei singoli Stati dovrebbe essere già avviato almeno su due principali binari, quello della necessità di affrettare il passo unitario guardando all'immediato futuro, e quello del rapporto tra la centralità delle istituzioni europee e la periferia dei singoli paesi. Il primo binario - che, proprio perché avvia il processo, interessa il semestre italiano - impone, anche se il fiscal compact è una palla al piede, di procedere con passo spedito nel costruire futuro: la crisi non è solo finanziaria, ma anche politica e l'Europa non può farsi trovare disunita mentre il contesto internazionale si aggrava di tensioni proprio attorno all'area mediorientale e mediterranea. Se si deve essere espliciti come il ragazzino che denuncia la nudità dell'imperatore, l'Italia non può subire eccessivi ricatti soprattutto perché è la base geostrategica dell'Europa: anche i paesi del Nord - che voltano le spalle al Mediterraneo finché si tratta di cooperazione (che sarebbe anche prevenzione dei conflitti) - quando ci sono allarmi di destabilizzazione ai confini di solito riescono a vedere un po' più lontano dall'orto sotto casa. E, senza allarmismi, ma con qualche preoccupazione occorre prendere atto - a partire dall'antica e sempre più ferocemente irrisolvibile questione israelo-palestinese (che forse sarebbe stata risolta se un'Europa politicamente unita avesse potuto farsi responsabile di mediazioni) - delle dinamiche, di per sé originariamente non illegittime, che agitano e dividono in movimenti sciaguratamente forniti di armi sofisticate e di denaro paesi a noi prossimi e per giunta detentori di risorse energetiche oggetto di attenzioni e di errori strategici da parte delle potenze occidentali.
Quanto alle istituzioni europee, non è detto che le analogie siano sempre adatte a chiarire problemi che non si presentano mai allo stesso modo. Tuttavia per sollecitare il pensiero e considerare i contesti con distacco, vale la pena di chiederci se per l'Italia (o la Francia, figurarsi l'Inghilterra) l'Unione Europea non assomigli a quello che per la Pennsylvania (o la California) sono gli Usa. Perché, piuttosto prima che poi, dovrebbe andare così. La Costituzione europea è, quindi, così necessaria come per i costituenti del 1946 la Costituzione italiana: se non riusciamo ad affrettarne la realizzazione approfittando dell'attuale accelerazione, si rischia di perdere la partita e tornare alle divisioni nazionali (e nazionalistiche come sciaguratamente sperano movimenti sorprendentemente favoriti dal voto democratico). Ovviamente non si tratta di arrivarci domani; si tratta di entrare nello spirito di chi guarda lontano e cerca di predisporre la formazione culturale di cittadini che sono per nascita (casuale) e cultura italiani, tedeschi, romeni, ma in primo luogo si sentono europei e democratici.
Si relativizzano così le Costituzioni nazionali? Direi di no, anche se proprio i costituenti del 1946 hanno previsto, non solo il ripudio della guerra, ma anche "le limitazioni della sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni". Per questo sembra strano che, in un momento in cui il governo italiano propone al Parlamento innovazioni costituzionali, in ambito politico, ma anche giuridico, si siano formulate critiche e proteste, spesso anche fondate, ma senza riscontri sulle situazioni nuove che si prospettano rispetto ad un termine che vorremmo tutti breve. Come mai nessuno chiede un Senato, una Camera dei Lord accanto al Parlamento europeo? si è tenuto recentemente a Roma un altro convegno di opposizione alle riforme costituzionali: legittime le proposte di emendamenti, però senza chiamare in causa la tirannide. Le dittature fanno paura, ma oggi il ricordo di Mussolini segna un contesto storico che non può rinascere allo stesso modo. Pensando ad un governo israeliano che, democraticamente eletto, decide azioni disumane nei confronti della nazione palestinese confinante, che interpretazione migliore della democrazia si darebbe il popolo Israeliano se potesse eleggere anche un Senato più o meno rabbinico)?. Se Beppe Grillo non facesse pena assomiglierebbe più a Baghdadi iracheno che a Mussolini (e infatti M. non c'è, mentre B. c'è).
Manca, credo, una ricerca tempestiva che inquadri la situazione futura, anche per discutere - pubblicamente e nei diversi paesi - come stiamo preparando i più giovani (dopo la generazione Erasmus, per nominare la sola esperienza fattiva di cittadinanza europea) ad una democrazia in cui la rappresentatività va rifondata. I circuiti mentali dei politici (ma non solo) si predispongono a pensare che il Parlamento italiano diventerà analogo a ciò che oggi è il Parlamento dell'Emilia-Romagna? Infatti, già adesso i contrasti con la Merkel sono in realtà quelli di una Regione istituzionalmente competente, in materia di fondi europei, rispetto ad una regione come la Calabria.
Mi sembrerebbe urgente questa rimodulazione del pensiero, sia per verificare le ragioni di una diversa allocazione del Senato, sia per affrontare le insidie neonazionaliste. Il Senato come Camera di compensazione? nel terzo millennio? in previsione di ricevere dall'Ue non solo multe per inadempienza, ma ordine di esecuzione di normative superiori o possibilità di richiederne? Sembra che nessuno si sia accorto che la sola cosa che contava nelle elezioni europee era l'affermazione nella prassi della nomina del Presidente della Commissione da parte del Parlamento e non più del Consiglio: per fortuna Tzipras non ha fatto danni perché nemmeno con i suoi voti il Partito socialista europeo avrebbe vinto. Ma anche la vittoria del Partito popolare e l'affermazione di Junker e non di Schultz segna il dato positivo della priorità, finalmente, del Parlamento. Il Consiglio, cioè il luogo potente, ma perennemente discorde dei governi, deve cedere a una dislocazione di poteri alla rappresentatività democratica del Parlamento e della Commissione a cui spetta la promozione dell'iniziativa. I risultati elettorali che hanno visto avanzare una destra nazionalista, antieuropeista e anti-euro, hanno, pur in sé disastrosi, ricomposto la dialettica politica di governo e opposizione. Si vede bene, in questo specchio, che si sta uscendo da un'epoca - che per l'Italia smemorata è la stessa della prima repubblica stabilmente priva di alternanza di governo che ha alimentato il ventennio berlusconiano e mediatico del corrompimento - per creare cooperazione governativa tra simili e dissimili in grado di voler rafforzare, con la democrazia, gli interessi comuni dei loro popoli. Ai quali è necessario rapportarsi per far capire che non cambiano i valori se si riposizionano. Ci sono pericoli, ovviamente, se non si capisce che il nuovo ha un margine sperimentale su cui è bene vigilare; tuttavia non ha senso parlare di leaderistica e di dittatura e di confrontare il presente con la preistoria. Dove mettiamo l'egemonia della Dc, del Pci, di Andreotti, di Pannella.....? davvero quando andavamo a votare allora conoscevamo tutti i candidati? e i parlamentari europei chi li conosce e li segue nel corso delle loro legislature? e quando voteremo liste di partiti europei uniti, chi conosceremo? debbono prevalere le logiche politiche di partiti comunque rinnovati. Perché piuttosto non chiediamo qualche spostamento per evitare i pericoli populisti e i candidati davvero "calati dall'alto dei media" o da 25.000 tweed.
Stiamo sparigliando le carte, ma occorre rendersi conto che il piano di discussione sta cambiando nelle radici: i valori si declinano (per esempio, vuoi che i costituenti pensassero ai matrimoni gay? gli avrebbe preso un colpo. Ma per fortuna hanno detto che la famiglia si fonda sul matrimonio senza dire quale. Così io posso rideclinare il principio).